Olimpo

Mercurio accompagna le tree dee da Paride

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Affresco in casa Mercanda, Calcinato
cm 237 x cm 407

Al banchetto di nozze tra Pelèo e Tetide, Zeus aveva invitato tutti gli dèi tranne Eris, la dea della discordia. Costei, risentita per l'affronto, gettò tra i presenti un pomo d'oro: esso era destinato "alla più bella", così come conviene a quel frutto paradisiaco. Le tre supreme dee dell'Olimpo, ovvero Giunone, Minerva e Venere, vollero per sé il pomo ritenendosi ciascuna la più bella. Sorse una disputa, così che Zeus decise che un mortale da lui scelto avrebbe deciso con il suo verdetto a quale dea spettasse quel pomo. Il prescelto fu Paride, figlio di Priamo re di Troia.
Mercurio, messaggero degli dei lo raggiunse sul monte Ida dove egli viveva da pastorello ignaro dei suoi natali. Mercurio accompagnava le tre dee ed aveva con sé il pomo d'oro. Paride avrebbe dovuto destinarlo alla più bella; scelse Venere che gli prometteva in sposa la più bella mortale: Elena. Con il ratto di Elena, sposa di Menelao, era giunto il momento in cui si sarebbe consumato il destino di Troia attraverso il suo lungo assedio.


MERCURIO Una delle dodici principali divinità dell'Olimpo. Raffigurato come un giovane atletico, il messaggero degli dei, indossa un copricapo alato detto petaso, calzari alati ed impugna il caduceo (verga con due serpi attorcigliate). E' il dio protettore dei commerci e dei viandanti; a Roma era festeggiato ogni anno nel mese di Maggio.


VENERE Dea della bellezza e dell'amore, viene solitamente raffigurata seminuda; nasce dalle onde del mare e a lei vengono attribuiti numerosi amori: quello con Marte, dio della guerra, porterà alla nascita di Amore. Venere è la vincitrice del pomo d'oro nell'episodio del giudizio di Paride.


GIOVE Ritratto come una figura solenne seduto in trono nell'Olimpo, nella mano destra impugna lo scettro del comando; nella sinistra regge i fulmini o saette che scaglia irato. Vicino a lui l'aquila, simbolo di potenza.


AMORE o CUPIDO è raffigurato come fanciullo alato munito di arco e frecce. Colpisce dei e uomini infondendo la passione. Spesso appare insieme alla madre Venere oppure è raffigurato bendato e non di rado la sua presenza è simbolica e indica che il tema iconografico è di natura amorosa.


GIUNONE Gelosa, violenta e vendicatrice, la moglie di Giove, viene spesso rappresentata con uno scettro (bastone del comando) e, nel nostro caso, coronata ad indicare la sua posizione di regina dell'Olimpo.


MINERVA Dea della sapienza e della ragione, presiede le attività dell'intelletto. E' dipinta in veste di guerriera, armata d'elmo, scudo e lancia. Animale sacro alla dea è la civetta, simbolo di saggezza. Dea saggia ed accorta, rifugge le passioni d'amore. Inizialmente considerata dea della guerra, assume in seguito il ruolo di protettrice delle scienze e delle arti.





Gian Giacomo Inchioco, detto Barbelli

Prof. Cesare Aplini
Università di Trieste

Nasce a Offanengo (Cr) il 17 Aprile 1604 da Maria Malosa e Giovan Angelo. Il soprannome dialettale barbel (farfalla notturna o persona leggera) è riferita alla famiglia Inchiocco già dal XVI secolo e Gian Giacomo usa lo pseudonimo "Barbellus" per firmare le proprie opete a partire dal 1622. Saranno i figli (8, avuti da quattro mogli) ad assumere ufficialmente il cognome Barbelli.


Artista colto e raffinato, Gian Giacomo è avviato alla pittura da Tommaso Pombioli, che gli trasmette stilemi pittorici tipici del manierismo cremonese, la predilezione per colori squillanti e accesi contrasti tonali.La prima tela documentata è il San Mi(hele Anangelo e la liberazione di San Pietro dal carcere (1622, cui segue un periodo di ricerca e sperimentazione a Milano (1625-30) con due pale e alcuni affreschi a Dongo). Nel 1630 torna a Crema, dove risiede nella parrocchia do San Giacomo, il quartiere prediletto dai pittori. A Crema é molto ricercato sia dalla committenza laica (affreschi in Palazzo comunale e nelle ville dei Tensini, Premoli e Benzoni) sia da quella religiosa (San Giovanni, Santa Maria delle Grazie, Pilastrello), allestisce scenografie, elabora progetti architettonici, dipinge quadri a olio e pratica anche l'attività d'incisore.


Per far fronte alla gran mole di commissioni, Barbelli organizza un'attrerzzata bottega che diviene col passare degli anni punito di riferimento per i giovani artisti, quali Giovanni Battista Botticchio e i propri figli Carlo Antonio e Giovan Angelo. Le sue opere sono tanto richieste da costringerlo a frequenti viaggi attraverso la Lombardia. Dopo la crisi economica e culturale di Milano, privilegia le zone di Brescia e Bergamo, con sporadiche puntate nel lodigiano (San Colombano, Casalpusterlengo, Lodi).


Durante uno di questi soggiorni lombardi, realizza a Calcinato, per i signori Mercanda, un "Olimpo" nelle volte del salone e un "Mercurio" nell'ovale posto sulla cappa del camino.


ln questa località, dove già aveva dipinto per i padri francescani, viene colpito accidentalmente da un colpo d'arma da fuoco e, dopo aver dettato le sue ultime volontà, muore in casa Mercanda il 12 luglio 1656 e sepolto nel convento francescano in Calcinatello.


Prof. Cesare Alpini
Università di Trieste